24 novembre incontro con Alessandro Mari

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A cura di  Memoria Viva, Biblioteca G. Monticone e Azione Cattolica, Il nuovo romanzo di Alessandro Mari alla  Biblioteca di Canelli 

Il 24 novembre incontro con Alessandro Mari, già Premio Viareggio e grande talento letterario

  Domenica 24 novembre, ore 17.00, presso il salone della Biblioteca Civica di Canelli (ingresso da via Massimo D’Azeglio) si terrà la presentazione, ad opera dell’Autore, del romanzo Gli alberi hanno il tuo nome (Feltrinelli).  Alessandro Mari, 33 anni, è già stato ospite della Biblioteca G. Monticone  nell’ottobre 2011, quando entusiasmò l’uditorio con il brillante racconto delle storie dei moti pre-risorgimentali del suo romanzo d’esordio, il folgorante Troppo umana speranza, Premio Viareggio-Repaci 2011. Gli alberi hanno il tuo nome si svolge lungo due linee narrative  che ci raccontano, con una “lingua” ricca e scintillante, le vicende di  Rachele, giovane psicologa milanese alle prese con pazienti “a tempo” e con  contratti di lavoro a termine, e il cammino di conversione e spoliazione di  Francesco d’Assisi, benestante rampollo medievale divenuto povero per scelta. In libreria da poche settimane,  il romanzo ha ottenuto ottime recensioni, tra le quali ricordiamo quelle Di  Sergio Pent su Tuttolibri, di Gad Lerner su Repubblica e di Paolo Perazzolo su  Famiglia Cristiana. Seguirà  rinfresco. L’Autore Alessandro Mari è nato nel 1980 a Busto Arsizio.  Si è laureato con una tesi su Thomas Pynchon. Ha cominciato giovanissimo a  lavorare nell’editoria, come lettore, traduttore e ghostwriter. Con Troppo  umana speranza (Feltrinelli, 2011; premio Viareggio-Rèpaci 2011; Universale  Economica, 2013), il suo primo romanzo, si è imposto all’attenzione del pubblico e della critica. Con Feltrinelli, nella collana digitale Zoom, ha  pubblicato anche il romanzo a puntate Banduna. Il Libro La povertà. La povertà subita e la povertà come spoliazione. Alessandro.  Mari parte da questo nodo di luce e costruisce un romanzo a due strade. In una  insegue la figura di Francesco d’Assisi, ne registra l’avventura interiore,  ne illumina il mistero e lo scandalo, fa vibrare la poesia della sua vicenda  terrena. Nell’altra si muove nel nostro tempo e racconta di Rachele e Ilario: lei psicologa in un centro per anziani, lui titolare di un’agenzia di marketing  al servizio del non profit. Lei ascolta le storie di chi ha molto vissuto, si  lascia toccare dal senso della fine, cerca nei suoi pazienti “a termine” una prossimità non professionale. Lui “vende la povertà” e finisce, più  confuso che colpevole, per guadagnarci. Toccata così dalla vergogna, Rachele si  sottrae progressivamente a quella che fino ad allora era stata la scena  dei suoi affetti, del suo lavoro, della sua storia d’amore. Alessandro  Mari sospinge Rachele e Francesco verso il nudo segreto del dono di sé e della spoliazione, e allo stesso modo spoglia la propria lingua narrativa,  conducendo i suoi protagonisti a un appunta-mento rivelatore. Quasi fosse il  convergere, in una sorta di vertigine temporale, di due anime liberate  dalla tentazione del compromesso.  Recensioni Alessandro Mari è capace di esprimersi  con la potenza di una scrittura classica, mai didascalica. Riunisce medioevo e contemporaneità metropolitana grazie al tramite della fantasia immaginifica  d'artista. Ci voleva un romanziere vero per narrarci le nuove forme della  povertà e la nuova attualità del francescanesimo. (Gad Lerner, Repubblica) Alessandro – trentatré anni di cultura da levarsi il  cappello – ha già partorito due romanzi assoluti – non ho detto perfetti – come  Troppo umana speranza e questo nuovo Gli alberi hanno il tuo nome: romanzi  italiani ma universali, come riescono a diventarlo personaggi tutti nostri che  si chiamano Garibaldi – nel libro d’esordio – e Francesco d’Assisi. (Sergio Pent, Tuttolibri) Ho appena finito di leggere con una certa emozione Gli alberi hanno il  tuo nome di Alessandro Mari, alla seconda prova dopo il convincente  e risorgimentale Troppo umana speranza. Andiamo subito al  dunque: buonomolto buono, da leggere. (Paolo Perazzolo, Famiglia Cristiana)